(\\__SAINT SEIYA - Last Legion__//), la versione definitiva del testo, senza interruzioni e commenti

« Older   Newer »
  Share  
Shaka_81
view post Posted on 29/7/2006, 16:31




=29=
Tornano alla casa in silenzio, quello che è appena accaduto è un imprevisto che non si aspettavano. In più molti dubbi li assalgono: quanto ha sentito quel ragazzo? Sa di Athena e dei cavalieri di bronzo? Quanto gli ci vorrà per avvertire Vulcano? Forse ha già avuto modo di riferirgli quello che ha visto in quei giorni? Era solo? Da quanto tempo era qui? Cosa aveva attirato Vulcano alla casa di Mu? Erano stati i loro spostamenti o forse quei luoghi venivano sorvegliati dai tempi dell’attacco alla casa di Aries?
Arrivati alla legnaia iniziano subito a prepararsi per il viaggio dell’indomani. Cala in fretta la sera; appena tornato dai villaggi a valle Jabu entra in casa e poi subito viene nella legnaia: resta per un attimo in silenzio vedendo i volti tesi di tutti i cavalieri che tacciono e fanno rapidamente i loro preparativi. D’un tratto il ragazzo si fa coraggio e chiama Deathmask perché “il grande Mu” ha bisogno di lui, la sua armatura deve essere pronta. Il velo di preoccupazione che oscurava lievemente il volto del cavaliere del Cancro ora si stempera all’idea di tornare ad indossare gli abiti decorosi di un guerriero di Athena. Prima di seguire Deathmask in casa Jabu annuncia che “il grande Mu” deve solo completare l’ultima armatura e ci avrebbe lavorato quella notte. Darà ai cavalieri il suo carro per il viaggio per trasportare gli altri otto Cloth. Shaka gli rivolge un segno di ringraziamento e Jabu esce dalla legnaia, forse voleva aggiungere qualcosa, ma la voce gli è morta in gola.
Nel buio, illuminato solo dalla luce della luna, il Kikjon mostrava a pieno la sua diversità dal metallo prezioso delle antiche armature d’oro, che di notte parevano accendersi della luce di tutte le stelle del cielo. I nuovi Cloth non hanno questo effetto, hanno l’aspetto di un materiale particolare, che ora accarezzato dalla luce tenue della notte pare bellissimo, un manufatto perfetto e splendente ma che mostra in sé non la grandezza del potere divino, bensì solo la forza del lavoro umano; una forza di certo minore di quella celeste ma sicuramente non meno dignitosa. Il nemico non sarebbe stato atterrito dall’aspetto dei Cloth in Kikjon brillanti nella notte, ma la luce lunare che riflettono nella loro fattura elaborata sarà sufficiente a meravigliarlo e impressionarlo. L’effetto d’insieme fu di nuovo stupore quando apparve la figura solida e sprezzante di Deathmask protetta dai pezzi della nuova armatura.


imageimage
 
Top
lune
view post Posted on 29/7/2006, 16:32




=30=
Mu l’ha costruita servendosi di filamenti di metallo più scuro che sostengono i pezzi, e che avvolgendo i muscoli di Cancer li rendono ancora più evidenti. La vista del nuovo Saint del Cancro solleva un po’ i compagni: quando tutti e undici i Gold sarebbero tornati insieme, rinvigoriti dalla forza del Kikjon e col coraggio e il valore di un tempo tornati a illuminare i loro volti nessuno avrebbe potuto dubitare della forza del nuovo esercito di Athena, una potenza diversa da quella dei tempi del santuario ma di certo non meno temibile.
Mu non si è fatto vedere. Shaka avrebbe voluto riferirgli dell’attacco subito e del fatto che la sua casa era stata sorvegliata dalle spie di Vulcano ma non ne ha avuto modo. Appena Deathmask è uscito sono ricominciati immediatamente i lavori nella fucina. Neanche Jabu è più tornato da loro, tutti hanno visto che nei suoi occhi c’era qualcosa di cupo, una preoccupazione che gli impediva di trattare con i cavalieri con la solita di disinvoltura.
Vogliono dormire, ma non ce la fanno. La notte non è fredda ma le stelle in cielo sono coperte. Si affacceranno almeno per un istante stanotte per illuminare il cammino che percorreranno domani? L’agitazione per il viaggio e la preoccupazione che li ha assaliti da quando oggi sono stati attaccati li tormentano e impediscono loro di riposare.
Attraverso le feritoie della maschera in Kikjon Aphrodite vede Shaina liberarsi dall’abbraccio di Shaka, alzarsi e appoggiarsi in silenzio al recinto della legnaia. Il suo uomo la lascia fare, resta seduto e in silenzio. E’ arrabbiata, forse per quanto accaduto stamani, o forse per qualcos’altro. Poco prima che calasse il sole Aphrodite e Deathmask li hanno visti parlare insieme animatamente. In tutti questi giorni non è stato mai toccato con lei presente l’argomento di un nuovo Cloth in Kikjon dell’Ofiuco: ormai deve aver capito che non ci sarà nessuna nuova armatura per lei. Finora non ha osato chiedere a Shaka, almeno non davanti agli altri, ma nei suoi occhi accesi di riflessi di smeraldo non si è mai smesso di vedere – e Aprhodite la vede ardere anche ora nel buio della notte serena – la luce della determinazione e dell’ostinazione di chi è deciso a fare di testa propria; con o senza armatura.
 
Top
Shaka_81
view post Posted on 29/7/2006, 16:33




=31=
Quando si fa giorno il sole sceglie di non salutare la partenza dei cavalieri. Il cielo è coperto da uno spesso strato di nubi che non lasciano trasparire neanche un raggio di tepore. Già da un po’ si fanno gli ultimi preparativi. Non si decide a piovere ma di tanto in tanto il cielo piange addosso ai Saint qualche goccia fastidiosa ma innocente.
Jabu sta portando fuori le ultime due casse di legno con le armature. Vengono disposte assieme alle altre sei sul carretto, con la sacca da viaggio di Shaka e Shaina e un fagotto con qualche provvista che Jabu ha preparato appositamente per il viaggio. Depositato il carico il ragazzo torna subito dentro.
Tutti tacciono. Shaka sta osservando di nuovo la pergamena di Sion, forse alla ricerca di un suggerimento per il viaggio o forse in cerca di una nuova onda di coraggio. Aphrodite gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla senza dire una parola. Deathmask sembra alterato: sarà lui il primo a trainare il carretto per oggi, un compito che gli è ben poco gradito, poco consono un Cavaliere d’oro, al custode della bocca dell’Ade. Anche Shaina è nervosa, non lo dà a vedere, ma i suoi compagni indovinano qual è il sentimento che gli brucia in fondo all’anima e non augurerebbero a nessuno di scontrarsi con lei oggi. Sta coprendo il carico sul carro con un telone scuro: gli occhi sono intenti, la fronte inespressiva, forse appena corrucciata, e le labbra serrate.
Sono pronti. La tensione li opprime come una nebbia palpabile. Ora rimarrebbe solo da prendere congedo dal padrone di casa ma tutti esitano e restano in silenzio. Lo stillicidio delle gocce di pioggia che cadono sottili e rade aumenta il loro nervosismo. Il silenzio sembra tanto solido da non poter essere rotto ma dei passi pesanti lo infrangono all’improvviso, accompagnati da un suono metallico.
La luce che il Kikjon riflette è debole ma in questo momento i riflessi tenui che manda l’armatura che gli si fa davanti sono sufficienti a illuminare nuovamente gli animi cupi dei cavalieri: sulla porta spalancata compare Mu, maestoso e imponente nella sua nuova armatura in Kikjon.
Sorpresa e sollievo distendono finalmente i volti dei cavalieri. Mu ha fabbricato un Cloth anche per sé, li seguirà, condurrà con loro l’ultima legione di guerrieri pronta a scendere in battaglia per rovesciare il regime di Vulcano e restituire ad Athena il posto che le spetta, alla guida degli uomini. Deathmask sorride; Aphrodite allarga per un attimo le braccia per poi lasciarle subito ricadere: non si può vedere l’espressione del viso, ma con quel gesto ha saputo perfettamente comunicare in silenzio la sua approvazione.
Mu ha la solita espressione accigliata e attenta, forse lievemente colorita d’imbarazzo per la reazione che la sua uscita ha generato; avanza con fierezza allontanandosi dalla soglia, la quale viene immediatamente occupata da Jabu. Anche il suo volto giovane è tornato sereno e le folate di vento che gli spostano i riccioli chiari sul viso rendono ancora più vivace la sua espressione soddisfatta: quando si tira di nuovo indietro i capelli gli si rivela nello sguardo una luce sorridente.
Se non sapesse che il cavaliere della Vergine con quegli occhi ha saputo sostenere impassibile la vista del sommo splendore della luce divina e ha saputo guardare aldilà il buio impenetrabile del fondo dell’inferno, ora Shaina giurerebbe che da quelle luci azzurre che si spalancano limpide sul volto di Shaka quasi stia per scintillare una lacrima di commozione, e perfino al volto teso e scontento di lei viene strappato un segno di assenso.
Shaka fa un passo verso Mu che avanza assolutamente sprezzante. Fa per dirgli qualcosa, per incoraggiarlo, per ringraziarlo della fiducia, ma è lo stesso Aries ad impedirgli di parlare. Si avvicina risoluto e con una fermezza nella voce che rende le sue parole quasi solenni “Vengo con voi” esclama asciutto, con un tono che pare non ammettere repliche. Il Cavaliere d’oro dell’Ariete, appena tornato al mondo in tutto il suo magnifico splendore, si avvicina ulteriormente a Shaka e gli punta di nuovo l’indice a pochissimi centimetri dal viso, come fece quella sera in cui sotto la pioggia – proprio come in questa mattina spenta – il cavaliere di Virgo venne a bussare alla sua porta, a chiedere il suo aiuto dopo anni di silenzio. “Vengo con voi..” ripete più lentamente, Shaka resta immobile e scorge una fiamma gelida che brilla in fondo agli occhi di Mu, è il fuoco oscuro della vendetta: “…ma il bastardo che ha ucciso mio fratello è mio!”.


imageimage
 
Top
lune
view post Posted on 29/7/2006, 16:35




=32=
image


CAPITOLO 2: L'ultima legione

Anche quando abitano un corpo mortale le anime degli dei non perdono la loro grandezza, restano sostanza eterna e immutabile, qualcosa di incomprensibile per la pochezza delle menti degli uomini. Ma il turbamento che stanotte allontana dalla realtà lo sguardo di Vulcano ha, agli occhi della donna che lo osserva in silenzio, qualcosa di terribilmente umano.
Quasi avesse intuito l’assurdità di questo pensiero Efesto si volta verso di lei, che resta immobile sdraiata al suo fianco; ma non la guarda realmente, i suoi occhi le passano attraverso e sembra vadano a posarsi altrove.
Dall’altro lato del letto, l’altra giovane, l’altra che stanotte ha sentito sulla propria carne l’intensità della passione di un dio, mostra ai due le spalle, una schiena esile e candida carezzata sul collo da corti capelli scuri.
Vulcano si alza dal letto e avanza trascinandosi sul piede sano verso la finestra, dall’altro lato della camera; col suo volto inespressivo pare cercare con lo sguardo un orizzonte lontanissimo.
Come intimorita da quel gesto improvviso, anche la donna di colore che lo stava osservando si smuove, cambia posizione e si alza a sedere sul letto, pronta a seguire con attenzione ogni movimento. L’altra non si muove, deve essersi addormentata.
Senza attendere una risposta, dopo aver bussato rispettosamente per due volte, un uomo apre lentamente il pesante battente ed entra nella stanza; fa un passo in direzione di Vulcano e si ferma.
“Signore..” esclama in forma di saluto.
Un attimo di silenzio. Il nuovo arrivato fissa imperturbabile il dio che ha di fronte, per nulla imbarazzato dalla completa nudità sua e delle due donne sul letto. La giovane di colore pare ancor più indifferente: i suoi occhi scuri si posano tranquilli sul viso pallido del nuovo venuto, ma non pare disturbata dalla sua presenza e non accenna neanche alla possibilità di coprirsi.
Il silenzio continua fino a quando Vulcano non torna a voltarsi verso la camera, per poi andare a sedersi su un pesante sedile, stendendo in avanti la gamba destra per riposare il piede storpio. Accomodatosi con lentezza alza lo sguardo verso il suo consigliere che ancora attende in piedi. Quello sguardo dà al nuovo venuto il permesso di parlare.
“Signore, non abbiamo notizie da giorni del ragazzo che avevamo mandato nel Pamir”.
Vulcano non si scompone, muove lentamente le labbra solo per serrarle e poi rilassarle di nuovo, come chi ascolta e sa di non dover parlare ancora. Una brace immobile e minacciosa rosseggia in fondo ai suoi occhi divini.
La donna sveglia assiste in silenzio, l’altra pare non accorgersi di niente, muove appena le gambe snelle, come per sistemarsi meglio sul letto, ma subito dopo torna assolutamente immobile.
L’aria impassibile del consigliere che ancora attende una risposta cede a un attimo di esitazione, i suoi occhi innaturalmente spenti rivelano un istante di smarrimento per poi tornare a fissare con sicurezza il dio: “mando subito degli uomini a controllare”. Non è una domanda, né una proposta, è l’accettazione di un ordine tacitamente ricevuto. Cerca di non mostrare il proprio timore, ma se potesse la sua pelle cadaverica adesso suderebbe freddo, nonostante il calore infernale che regna nella camera, come in tutta la cittadella di Vulcano.
Il silenzio del dio continua, ma la donna di colore cambia di nuovo posizione, torna a sdraiarsi a fianco dell’altra addormentata, appoggiandosi sul gomito e tenendosi il capo con una mano; per un attimo i suoi occhi scuri rivelano una smorfia di diffidenza, forse di lieve sdegno nei confronti dell’uomo cha ha appena parlato. Con un gesto rapido si toglie dalla fronte un ciuffo scomposto dei suoi riccioli scuri e allontana così anche quell’ombra di inquietudine che le si era dipinta in volto.
Chinando appena il capo come in una debole riverenza l’uomo fa per andarsene; si volta, raggiunge la porta e:
“Barlon”, si sente chiamare dal profondo di un abisso.
 
Top
Shaka_81
view post Posted on 29/7/2006, 16:36




=33=
E’ la voce di Vulcano. Il dio ritrae lentamente la gamba stesa e si alza dalla sedia. Quando il consigliere si volta vede il corpo di Efesto, ritto in piedi davanti a lui in tutta la sua piena possanza. E’ il corpo di un uomo giovane, forte e vigoroso, dalle cui fattezze viene diffuso tutto lo splendore che può emanare la bellezza perfetta di un dio; una perfezione piena e totale, smagliante, e tuttavia macchiata, resa inquietante da quell’arto informe, che sempre tornerà in ogni corpo del dio, come l’unico segno che eternamente ricordi a Vulcano la sua sorte riscattata, il suo passato maledetto di ultimo tra gli dei dell’Olimpo.
Prende finalmente qualcosa dal letto e se la avvolge attorno ai fianchi per coprirsi. Poi con calma: “Barlon..” pronuncia di nuovo quel nome, scandendo stavolta ogni suono come se volesse imprimerlo lettera per lettera in una lastra di metallo, a segno di eterna ignominia: “..l’idea di mandare il ragazzo laggiù?” continua laconico con un falso tono interrogativo.
“Mia, signore, lo so..” si affretta a rispondere l’altro; china il capo un istante per poi sollevarlo di nuovo con fierezza. I tratti di quel volto pallido rivelano adesso tutta la sua tensione, ma i suoi occhi, infossati nell’ombra, restano inanimati: “..molto rischiosa” conclude cercando di reprimere il timore che anche nella sua anima vuota viene suscitato dal pensiero dell’ira di un dio. Quelle parole remissive e quell’atteggiamento intimidito paiono appagare Vulcano, e anche la donna sul letto accoglie con gusto quell’ombra di terrore.
“Trovalo!” è il comando che l’uomo riceve in risposta, e nella cenere degli occhi di Vulcano vede ardere la luce sanguigna della minaccia: “..ritengo tua ogni responsabilità.”
La giovane continua ad osservare in silenzio. Forse il suono terribile delle parole di Efesto, non urlate ma piene di sovrumana potenza, ha scosso anche la donna addormentata che spalanca gli occhi impaurita e, alla vista di uno sconosciuto nella stanza, ritrae le gambe e si accascia nell’angolo del letto più vicino al muro, coprendo la propria nudità col lenzuolo.
“Sì” risponde seccamente l’uomo che è stato chiamato Barlon, “domando scusa” sussurra da ultimo prima di uscire in fretta, riferendosi forse al disturbo arrecato nella stanza del padrone, o forse all’idea infausta che fu lui a suggerirgli, l’idea di lasciare una spia nei pressi della casa di Mu; più probabilmente riferendosi timidamente a entrambe le cose.
Uscito il consigliere, Vulcano abbandona il contegno inattaccabile di poco prima, la fortezza eretta davanti a Barlon attorno alle proprie preoccupazioni rovina su se stessa: con aria stanca il dio si appoggia al desco accostato al muro e lascia vagare uno sguardo irrequieto da un angolo all’altro del pavimento.
Di nuovo la donna vede nel volto del suo dio quell’ombra di debolezza, di umanità, che aveva afferrato poco prima, e che la intenerisce e intimidisce insieme. Allora si inginocchia sul letto e cerca con gli occhi il volto inquieto di lui. Egli a sua volta avverte quello sguardo su di sé e sollevando il viso, sfiora col suo quelle spalle brune.
L’altra, ferma in un angolo del letto, non accenna a muoversi, forse per non farsi notare a mala pena respira, e i suoi occhi incastonati nelle ciglia scure restano serrati e immobili.
Appoggiandosi sulla sponda la donna di colore si decide ad allungare braccio e sfiora con la sua la mano di Efesto. Lui si lascia afferrare e le si avvicina. Traendolo a sé lei cerca un bacio; Vulcano la lascia fare, ma quando sente il calore di quella bocca contro la sua non può che rispondere con la stessa intensità. Le si siede accanto, muovendosi con un gesto che sarebbe semplicissimo, ma che risulta goffo per il suo fisico menomato. Lei sorride, quasi soddisfatta di averlo di nuovo lì accanto, e strappa anche a lui uno sguardo complice: “quell’uomo mi dà i brividi” gli ammicca a voce bassa, ingenuamente, e poi sorride di nuovo; “brividi” non è una parola che Vulcano si sente dire spesso. La fiamma ormai tenue e placida degli occhi di lui si posa triste sul bel viso che ha di fronte. Lei allora lo bacia di nuovo, con passione, e in quel bacio sente tutto il calore di cui è padrone il dio supremo del fuoco: una fiamma viva che la invade e che le entra nell’anima, andando a scuotere ogni angolo del suo corpo. La mano di lui le si posa su un fianco, subito sotto il seno, e accarezza morbida la sua pelle scura: “Semele..” la invoca in un sussurro prima di baciarla di nuovo, poi le lascia sciogliere il lenzuolo che per coprirsi si era annodato alla vita poco prima.
 
Top
lune
view post Posted on 29/7/2006, 16:38




=34=

La giovane lì a fianco assiste in silenzio a quel fuoco di passione che le si consuma davanti, apparentemente ignorata da entrambi. Attende ancora qualche minuto quando i due sembrano essersi addormentai, nella speranza che il loro sonno diventi profondo, e possa nasconderla e proteggerla; poi prende coraggio e fa per alzarsi, tenendo stretto a sé il lenzuolo con cui si è coperta. Il suo movimento è lento e attento, e risulta impercettibile nel silenzio della stanza, ma quello stesso silenzio viene interrotto alle sue spalle da qualcuno che si muove. Il rumore lievissimo di lenzuola che si muovono non può avere nulla di minaccioso, ma per la giovane ha l’effetto del fragore improvviso di un tuono non annunciato dal lampo. Viene colta di sorpresa e, gelata dallo spavento, ha già un piede sul pavimento ma non riesce ad alzarsi, resta immobile, per quanto il cuore che inizia a scalpitarle in petto parrebbe avere forza sufficiente per farle sussultare tutto il corpo. Si volta e vede un corpo scuro e flessuoso, come quello di un animale, che si muove agile verso di lei e la osserva con una luce selvaggia negli occhi. E’ Semele che scivola al di qua del corpo immobile di Efesto e le si avvicina. Quegli occhi ferini che le si fanno incontro spengono la mente della ragazza, che forse preferirebbe svenire per non sentire la paura. Ormai vicino a lei Semele infila una mano sotto il lenzuolo, pienando di orrore e disgusto gli occhi della ragazza. Con l’altra mano le accarezza il petto, il seno morbido e giovane, e l’incavo candido della gola. “Miho, vero?” le sussurra compiaciuta all’orecchio. La giovane non risponde, non annuisce, non si muove resta immobile, seduta. Ha il viso rivolto indietro, come lo ha lasciato quando si è voltata per vedere chi o cosa le si stesse avvicinando. Semele vede i suoi occhi terrorizzati e velati di lacrime chiudersi lentamente. Forse in un altro mondo avrebbe iniziato a pregare tra sé, ma qui l’unico dio degli uomini e lì a fianco a loro e osserva la scena con gli occhi socchiusi, indifferente. Semele continua a massaggiarle il collo e “...molto carina” conclude con soddisfazione. La carezza sul collo diventa una presa serrata, l’altra mano afferra e blocca il busto. Con un movimento brusco e netto il braccio di Semele scatta di lato e il capo della ragazza perde forza e si rovescia all’indietro in una posa innaturale. Semele scioglie il suo abbraccio mortale e spinge col piede quel corpo candido sul pavimento, noncurante del tonfo sordo e inquietante. Poi si volta di nuovo e torna a posare gli occhi su Vulcano, per nulla colpito da quanto appena accaduto lì accanto; lascia che con un sorriso Semele gli si faccia vicino e sdraiandosi posi il capo sul suo torace; la sfiora con una mano e lascia che si addormenti in quella posizione. Forse in questo momento anche lui vorrebbe poter godere di quella quiete, ma i suoi occhi divini rivelano che nella sua mente celeste una nube densa ed oscura opprime qualunque possibilità di pace.
 
Top
35 replies since 29/7/2006, 15:36   384 views
  Share